Nuovo braccio di ferro tra la presidente della Regione Alessandra Todde e il Governo Meloni. La Camera dei Deputati, nella seduta del 30 luglio scorso, ha approvato il disegno di legge di conversione del decreto-legge del 25 giugno 2024 numero 84, recante “Disposizioni urgenti sulle materie prime critiche di interesse strategico”. Il provvedimento intende attuare il Regolamento Europeo 2024/1252, stabilendo un quadro normativo funzionale al garantire un approvvigionamento sicuro e sostenibile di materie prime critiche.
Un provvedimento su cui la Regione Sardegna, attraverso l’assessora dell’ambiente, Rosanna Laconi, nel suo ruolo di coordinatrice della Commissione Ambiente, Energia e Sostenibilità (CAES), ha espresso un parere fortemente contrario all’impostazione del nuovo impianto normativo in sede di Conferenza Stato-Regioni. Posizione, quella dell’assessora Laconi, discussa, condivisa e concordata sia con la presidente della Regione, Alessandra Todde, che con l’assessore dell’industria, Emanuele Cani.
Il motivo del dissenso nasce dal mancato accoglimento di una serie di emendamenti proposti dalla nostra Regione, volti a rendere vincolante il parere delle Regioni nel procedimento autorizzativo e a rendere obbligatoria l’intesa delle stesse per l’approvazione del Piano Nazionale delle Materie prime critiche. Nonostante l’opposizione della Regione Sardegna, il decreto ha ottenuto il parere favorevole della maggioranza delle altre Regioni e successivamente l’approvazione definitiva dalla Camera dei Deputati.
“Il Governo, utilizzando impropriamente un decreto-legge, dispone una disciplina lesiva non solo del nostro Statuto e delle nostre competenze esclusive in materia di sfruttamento di cave e miniere, ma mina soprattutto la possibilità per noi sardi di tutelare ambiente e paesaggio” spiega Todde. “Infatti il Governo vuole escludere tali interventi dalla valutazione di impatto ambientale che la nostra Regione dovrebbe poter effettuare quando si tratta del proprio territorio. Un atteggiamento ricorrente in questi ultimi tempi, pericoloso e incurante degli impatti che tali disposizioni avrebbero sul nostro territorio. Pertanto, in ragione delle violazioni delle nostre competenze statutarie, una volta che il decreto verrà ufficialmente convertito in legge, la Regione Autonoma della Sardegna si rivolgerà alla Corte Costituzionale per impugnare il DL materie prime critiche”.
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