In centinaia hanno sfilato ieri in corteo a Cagliari, in occasione della Giornata internazionale della donna, per dire“no” alla violenza sulle donne e in difesa della parità di genere.
Nelle vie centrali del capoluogo sardo, durante la manifestezione organizzata dall’associazione “Non una di meno – Cagliari”, si sono radunate giovani e veterane della lotta transfemminista per sottolineare quanto ancora sia in salita la strada verso il riconoscimento della parità salariale e i più basilari diritti civili come quello all’aborto.
Secondo il Gender Gap Index, infatti, l’Italia si trova in 79esima posizione: ciò significa che ci vorranno circa 150 anni perché uomini e donne ricevano lo stesso trattamento retributivo, a parità di titolo e posizione lavorativa.
Per quanto riguarda il secondo aspetto, le manifestanti hanno sottolineato come appena qualche giorno fa in Francia il diritto all’aborto sia stato inserito nella Costituzione, mentre in Italia, nonostante sia garantita l’Interruzione volontaria di gravidanza, siano ancora tanti i medici obiettori di coscienza che di fatto impediscono alle donne di abortire. Secondo la relazione del Ministero della Salute presentata nel 2022, infatti il 64,6 per cento dei ginecologi italiani era obiettore di coscienza nel 2020, un tasso in leggera diminuzione rispetto al 2019, mentre erano obiettori il 44,6 per cento degli anestesisti e il 36,2 per cento del personale non medico.
Anche in Sardegna la situazione non è da meno. Sebbene, infatti, nell’Isola il numero di obiettori è inferiore rispetto alla media nazionale, nel 2021 si è registrato un aumento di chi non pratica l’interruzione volontaria di gravidanza.
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