Regione Regionali 2024, la corsa dei “piccoli”: chi si presenta e chi no

Regionali 2024, la corsa dei “piccoli”: chi si presenta e chi no

Non sono solo i grandi partiti o quelli che fanno parte delle coalizioni a muoversi in vista delle Regionali 2024. Ma c’è una galassia di “piccoli” che da tempo organizza e mobilita nei territori sardi

Non sono solo i grandi partiti o quelli che fanno parte delle coalizioni a muoversi in vista delle Regionali 2024. Ma c’è una galassia di “piccoli” che da tempo organizza e mobilita nei territori sardi per sensibilizzare su diversi temi.

Alcuni si presenteranno alle urne, altri no. Ad esempio c’è una discreta sicurezza sulla Democrazia Cristiana. Il parlamentare Rotondi ha annunciato la presentazione di una lista nel centrodestra. Con una preferenza per Paolo Truzzu come candidato presidente.

Italia Viva è stata accostata invece alla Rivoluzione Gentile di Renato Soru. Nella serata di martedì 2 gennaio, la coordinatrice regionale Claudia Medda ha smentito ogni accordo. Indiscrezioni di palazzo danno il partito molto vicino alle aspirazioni di Alessandra Zedda.

Sardigna Natzione invece ha deciso di tirarsi indietro dalla competizione. In particolare nel momento in cui gli altri soggetti indipendentisti hanno scelto di sostenere Soru con altri partiti nazionali. “In soli cinque anni, dal 2019, sembra che l’indipendentismo abbia perso orizzonti, idealità e addirittura ruolo e forse anche ragion d’essere” ha commentato Bustianu Compostu.

Potrebbe non presentarsi neanche Potere al Popolo. Originariamente nel gruppo Unione Popolare, ha deciso di staccarsi dopo la decisione di Rifondazione Comunista di abbracciare Soru.

“Su proposta del Partito della Rifondazione Comunista abbiamo, con pazienza e senso di responsabilità, partecipato per mesi ad un confronto con altre sigle, mostrato la nostra disponibilità a superare certe rigidità in nome dell’urgenza del momento. Però abbiamo sempre concepito la nostra partecipazione alle competizioni elettorali come subordinata e funzionale all’impegno nei luoghi del conflitto, con l’obiettivo di riportare la voce delle classi subalterne nelle istituzioni democratiche. L’attuale legge elettorale (votata dal Partito Democratico, e mai rimessa in discussione da Renato Soru quando ne era segretario regionale) di fatto impedisce il riconoscimento di questo elementare diritto. Per questo continueremo a fare opposizione e a definire la nostra pratica politica come abbiamo sempre fatto”.

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