Il Comando Legione Carabinieri Sardegna ha ospitato un incontro in occasione della Giornata Internazionale per l’Eliminazione della violenza contro le donne, un evento mirato a sensibilizzare l’opinione pubblica e a far conoscere il lavoro svolto dai Carabinieri nella prevenzione e contrasto di questa piaga sociale.
L’evento ha visto la partecipazione del Generale di Brigata Stefano Iasson, Comandante della Legione Carabinieri Sardegna, della Direttrice Regionale di RAI Sardegna, Ing. Carmen Botti, e del Tenente Colonnello Daniele Credidio.
L’incontro ha rappresentato un’importante occasione per approfondire le attività operative e di supporto svolte dall’Arma, sottolineando l’impegno delle istituzioni nella lotta alla violenza di genere e promuovendo una cultura di rispetto e protezione dei diritti delle donne.
“La violenza di genere non ha una fascia d’età, è un fenomeno trasversale che va dai più giovani agli anziani. Non esiste un campione culturale che si può prendere come modello. Un’altra difficoltà è vivere la violenza nel silenzio, dentro le mura di casa. Esiste il “circolo della violenza”, un circuito chiuso dove l’offendente riporta a se la vittima con scuse e promesse, per poi ricominciare con le violenze. Per le vittime è difficile uscirne soprattutto se c’è una famiglia e figli” ha spiegato Credidio.
Diversi sono gli eventi che le forze dell’ordine compiono giornalmente sul tema. Un tema in cui i casi sono drammaticamente in aumento, in particolare sulla questione dei maltrattamenti in famiglia. Solo nel 2024 si contano 112 soggetti arrestati e un cinquantina in flagranza di reato.
“Il sistema scudo viene alimentato dalle pattuglie e a tutte le forze dell’ordine permette di avere un quadro chiaro su cosa accade all’interno della famiglia specifica. Ci permette di capire se esistono precedenti, presenza di armi o situazioni già accadute di questo tipo. Prima del sistema scudo, non avevamo uno strumento per intervenire. Ora invece sappiamo la cronistoria e l’evoluzione dei casi precedenti per capire il livello di pericolo della vittima. I tempi tecnici d’intervento ovviamente sono dettati dalla normativa. A prescindere dal braccialetto elettronico, ci sono altre forme di prevenzione. La persona offesa viene inserita in un circuito di controlli che porta l’arma a verificare tutti i luoghi frequentati”.
Durante l’evento è stato proiettato in anteprima il cortometraggio “In Ascolto”, prodotto in due versioni, lingua italiana e lingua sarda, volto a sensibilizzare l’opinione pubblica sulla problematica e sulla necessità di denunciare alle forze dell’ordine ogni comportamento violento.
“L’obiettivo è dare un aiuto alle donne, insieme all’arma dei carabinieri abbiamo realizzato un cortometraggio. Esso parla di una delle forme di violenza, ci sono diversi tipi di violenza, quella psicologica è diversa da quella fisica ma è più subdola e insidiosa. Ringrazio l’arma per questo lavoro costante” ha commentato la direttrice Botti.
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