L'Intervista Emanuele Sulis (Tieni il Tempo): “Gli 883 uniscono generazioni diverse”

Emanuele Sulis (Tieni il Tempo): “Gli 883 uniscono generazioni diverse”

I Tieni il Tempo sono una delle tribute band più amate in Sardegna. Ma a cosa si deve il loro successo? Solo alle canzoni degli 883? Il cantante Emanuele Sulis ci racconta il loro progetto

Il nome Tieni il Tempo è ormai sinonimo di grande qualità musicale. È una delle tribute band più amate in Sardegna. Le date dei loro concerti, in lungo e in largo per l’isola, si moltiplicano ogni anno (da diversi anni).

Il motivo? Non solo le canzoni degli 883 e di Max Pezzali che uniscono ovunque generazioni di persone. Ma anche la grandissima qualità che i componenti del gruppo mettono sul palco per riprodurre fedelmente un suono e una voce così simile all’originale.

In un momento in cui il marchio 883 è tornato in grande auge, con la serie tv “Hanno ucciso l’uomo ragno” che ha riscritto i numeri di Sky. E Max Pezzali che ha riempito gli stadi principali d’Italia.

In Sardegna i Tieni il Tempo sono il legame più forte con la storia della musica italiana degli anni 90.

Ad aiutarci a capire il fenomeno c’è Emanuele Sulis. Sì, proprio lui, il cantante dei Tieni il Tempo. Quello che, dai più, viene definito il “Max Pezzali migliore dell’originale“. E che a dicembre avrà modo di esibirsi con Mauro Repetto, ricreando le mitiche atmosfere degli 883.

Avete appena concluso una estate di fuoco in giro per la Sardegna, con piazze sempre piene. Perché e come funziona il progetto Tieni Il Tempo?

Funziona perché, sì, le canzoni degli 883 sono sulla bocca di tutti e anche se non sei fan, nel tuo gruppo ci sarà sempre qualcuno che li avrà ascoltati e apprezzati. Queste canzoni per forza di cose le conosci: sono semplici, parlano di cose realmente accadute, e questo è il segreto del loro successo. Aggiungi poi che si tratta di pezzi orecchiabili. Penso che Max abbia fatto bingo. Ovviamente noi funzioniamo perché il nostro è un progetto di musicisti che credono fortemente in quello che fanno, ci lavorano costantemente, ogni anno proponiamo cose sempre diverse, la scaletta si modifica. C’è molto affiatamento tra noi.

Negli ultimi tempi c’è stata una forte rivalutazione della discografia degli 883. Qual è il motivo?

Sì, confermo. Per noi è tutto grasso che cola. Nonostante il nostro lavoro certosino, ci siamo resi conto che i brani degli 883 sono ascoltati da tante generazioni di persone. Mi sono meravigliato di come tanti giovanissimi ascoltino le canzoni degli 883. Mi ha colpito tantissimo e mi ha fatto riflettere. Ciò significa che quei brani lì funzionano anche in altre generazioni. Come ad esempio i brani di Lucio Battisti e tanti altri cantautori italiani.

Al converso non mancano critiche verso quello che risulta un progetto musicale fin troppo “pop”. Perché c’è questo ostracismo verso gli 883?

Hanno ricevuto tante critiche. In Italia purtroppo abbiamo il cattivo vizio di criticare pesantemente gli artisti. Penso a Zucchero, che dicono abbia scopiazzato da Joe Cocker. Però è arrivato in alto. Perché fuori dall’Italia è tanto apprezzato e da noi non tanto? Secondo me è un po’ l’italiano che ha questo vizio. Penso alle critiche ai balli di Mauro Repetto o al modo di cantare di Pezzali. Alla fine tutti ci sognamo un successo come il loro.

Qual è il momento del live che attendi di più?

Sicuramente l’istante prima di introdurre il primo brano. Lì mi trasformo. Entro in un mondo dove so che dalla prima nota all’ultima che starò bene. Non vedo l’ora. La nostra canzone iniziale è “Sei un Mito”. Quando parte l’intro, sono carico a molla. Mi sento tutta l’adrenalina, la sento finché non torno a casa.

Quando dicono che la tua voce sembri più Pezzali del Pezzali originale come la vivi?

Quello che ha fatto Max è intoccabile. Ringrazio chi mi fa i complimenti, ma ho una caratteristica che è quella di avere una voce molto simile alla sua. Dunque riesco a farla con molta molta tranquillità. La voce poi va curata nel tempo e soprattutto bisogna preservarla. A fare degli esercizi per tenerla sempre perfetta. Max ha stressato la voce nel tempo, per questo alcuni brani per farli ha bisogno di abbassarli di tonalità.

Siete andati a vederlo live? Avete “rubato” qualcosa dal suo spettacolo?

Sì, dal vivo l’abbiamo visto parecchie volte. Ma dal suo spettacolo non abbiamo mai copiato nulla. Ha una scenografia e un team pazzesco. Sarebbe impossibile replicare. Noi abbiamo lavorato molto su tutto, ma abbiamo lavorato soprattutto sulla necessità di renderlo uno spettacolo nostro, mettendoci del nostro. Vale anche per gli arrangiamenti dei pezzi, che Pezzali dal vivo non fa.

Ti saresti mai aspettato da ragazzino di salire sul palco per cantare assieme a migliaia di persone? Che emozione è ogni volta?

No, assolutamente no. Sicuramente mi sarebbe piaciuto essere al posto di Max. Era il mio sogno. Ma c’era lui e allora ovvio che per me fosse a posto così. E’ stata una persona che mi ha aiutato sotto tutti i punti di vista. Le sue canzoni sono state la cura per tante persone. Mi hanno aiutato tanto. Per questo quando le canto cerco di farle più fedeli possibili, come una sorta di ringraziamento. Non voglio deluderlo, qualora un giorno dovesse sentirci. Per questo vogliamo che fossero come le originali. Cantare davanti a tante persone è frutto del lavoro che abbiamo fatto con la band. Ci siamo sempre migliorati, per rendere sempre lo spettacolo al meglio.

Ora è arrivata su Sky una serie tv sugli 883. Te l’aspettavi e cosa ne pensi?

Non me l’aspettavo. Forse qualche documentario, che c’è stato comunque. Non mi aspettavo la serie, me la sono gustata con piacere. E’ fatta molto bene, mi piace tantissimo. Chiaramente è romanzata, alcune parti non sono reali. Però allo stesso tempo è molto carina.

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