Un sottile filo lega Sardegna e Uganda. Un filo che parte nel 2019, quando Marco Farci e il suo amico Emanuele Tocchetti, all’epoca 41 e 34 anni, lavoravano in un villaggio turistico a Muravera.
Un po’ per caso sul web scoprono la storia di Masika, un’ostetrica ugandese che, con immensa dedizione, gestisce un orfanotrofio con 25 bambini.
“Non avevano solo bisogno di soldi, ma soprattutto di qualcuno che si prendesse cura di loro e li facesse sentire importanti,” racconta Marco, ripensando a quel primo viaggio in Uganda, nato quasi per gioco, ma che si è rivelato decisivo per il futuro di quei bambini.
C’è poco da pensare, agire senza troppi indugi. Biglietti per l’Africa e subito toccare con mano quel che avevano visto virtuale.
Al loro arrivo a Kasese, la realtà che li attende è dura: edifici fatiscenti, bambini malnutriti, vestiti di stracci e affetti da malattie della pelle. Eppure, ciò che li colpisce maggiormente è l’affetto e la gioia con cui vengono accolti. Capiscono subito che non possono lasciarli soli.
Da quel momento, decidono di fondare un’associazione di volontariato: nasce così un progetto che, da Muravera, in Sardegna, si espande fino all’Uganda per dare a quei bambini una nuova speranza.
L’obiettivo è chiaro fin dall’inizio: offrire una casa sicura, cibo, cure mediche e soprattutto un’istruzione di qualità. “Il nostro scopo è essere una famiglia allargata per loro” spiega Marco.
Le visite annuali in Uganda non servono solo a monitorare i progressi, ma soprattutto a rafforzare quel legame affettivo. I bambini, prima relegati a scuole pubbliche con classi sovraffollate e materiali scadenti, oggi frequentano scuole private di buon livello, dove si sentono valorizzati e seguiti con attenzione.
“Stiamo costruendo un piccolo B&B accanto all’orfanotrofio, così i ragazzi più grandi potranno lavorare e contribuire al sostentamento della struttura”. Inoltre, sono stati installati pannelli solari, e la scuola, che l’associazione ha avviato qualche anno fa, è in piena espansione, con nuove aule e una foresteria per accogliere altri bambini.
Negli anni, la realtà dell’orfanotrofio è completamente cambiata. L’acqua potabile, l’energia elettrica e un ambiente sano hanno migliorato significativamente la qualità della vita dei bambini, che ora possono sognare un futuro diverso. Marco ricorda il primo incontro con loro: “Erano bambini trascurati, quasi senza speranza. Oggi, invece, li vediamo sorridere, impegnarsi nello studio e guardare al futuro con fiducia”.
L’istruzione rimane una priorità. “Vogliamo che crescano indipendenti e responsabili, per questo stiamo sviluppando attività agricole e di allevamento, in modo che possano imparare a gestire una vita autonoma” sottolinea Marco. Durante le vacanze scolastiche, i ragazzi si impegnano nelle coltivazioni e nella cura degli animali, apprendendo competenze pratiche che li aiuteranno in futuro.
Nicola Montisci
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