Sassari Sassari, al via progetto per favorire l’integrazione di bambini con autismo

Sassari, al via progetto per favorire l’integrazione di bambini con autismo

Dallo studio realizzato dall'Aou di Sassari e Istituto Rete è partito un progetto che prevede il coinvolgimento dei bambini anche in attività in contesti naturalistici

(Crediti foto: Ansa)

Nell’aula magna dell’Università di Sassari è stato presentato quest’oggi il progetto: “Studio sul potenziamento delle abilità sociali nel disturbo dello spettro autistico”.

Scopo dell’iniziativa è quello di aiutare bambini e ragazzi con autismo a integrarsi nella società. Il progetto è stato realizzato insieme alla Neuropsichiatria infantile dell’Aou di Sassari e l’Istituto Rete per il sociale Ets di Roma.

“Il progetto social skills avvia i ragazzi a una demedicalizzazione progressiva – ha spiegato Stefano Vicari, direttore della Neuropsichiatria infantile dell’ospedale Bambin Gesù di Roma e fondatore dell’Istituto Rete – Dobbiamo abituarci a pensare all’autismo non come una malattia, ma come una condizione che accompagna tutta l’esistenza della persona, e quindi ha necessità di trovare forme di integrazione nel contesto sociale di vita”.

Alessandra Carta, dirigente medico dell’Aou, ha poi specificato: “Lo studio è appena iniziato e durerà 6 mesi. Partecipano 24 bambini, individuati fra i pazienti della Neuropsichiatria infantile di Sassari, 12 con disturbo dello spettro autistico e 12 no”.

“La metà di questi – ha proseguito Carta – di età fra i 6 e i 12 anni, è stata sottoposta a interventi di potenziamento delle attività sociali, con l’obiettivo di valutare quanto questo sia efficace nel migliorare la qualità dell’interazione sociale in tutti i contesti della vita quotidiana, e non solo in ambito familiare”.

I bambini stanno partecipando ad attività in contesti naturalistici: fanno surf e mototerapia, coltivano gli ortaggi, fanno agility con i cani. “Si tratta di uno studio che valuta le competenze sociali dei ragazzi con autismo, e lo fa non nello studio di uno psicoterapeuta ma in un ambito amicale, in un contesto esterno e quotidiano”, ha chiarito il direttore di Neuropsichiatria infatile dell’Aou, Stefano Sotgiu.

L’auspicio è che “il progetto possa andare avanti: l’Aou sarà sempre al fianco della Neuropsichiatria infantile per sviluppare questa iniziativa che stiamo sostenendo sia con gli operatori sanitari e socio sanitari, sia con la direzione aziendale” come ha infine riferito la direttrice sanitaria dell’azienda ospedaliero-universitaria, Lucia Anna Mameli.

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