Interrogatorio in ospedale per il 14enne superstite della strage in famiglia a Nuoro. L’incontro con la Procura, uno psicologo e il tutore legale è stato molto breve.
Il giovane ha sostanzialmente confermato quanto aveva già dichiarato ai carabinieri nelle ore concitate dopo la strage. Anche se le dichiarazioni, per via del suo stato emotivo, alla lunga sono apparse confuse.
Ora gli inquirenti sono al lavoro su computer e telefonini dei componenti della famiglia. Questa mattina due uomini della Polizia giudiziaria sono tornati nella palazzina di via Ichnusa, probabilmente per repertare nuovi elementi utili al medico legale Roberto Demontis, che tra domani e domenica, all’ospedale Brotzu di Cagliari, eseguirà le autopsia sulle cinque vittime.
Anche dai racconti di amici, conoscenti e vicini si cerca di scoprire il motivo dell’accaduto. Anche se ci sono tante discordanze: c’è chi dice che era una famiglia normale senza alcun problema e chi invece che i problemi ci fossero, e potrebbero aver indotto Roberto Gleboni alla furia omicida.
In particolare, un vicino ha spiegato che il killer “pensava di aver costruito la famiglia perfetta, ne era ossessionato“. Secondo alcune testimonianze, poi, “urlava spesso”, “era una persona prepotente, quasi esaltata, possessiva e con la mania di controllo su moglie e figli”.
Una presunta malattia della moglie, una crisi finanziaria o una possibile separazione potrebbero essere altri fattori che, per gli inquirenti, potrebbero spiegare la mattanza.
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