Approfondimenti Autonomia differenziata: cosa sono i Lep e perché il no alla legge

Autonomia differenziata: cosa sono i Lep e perché il no alla legge

Le discussioni sull'Autonomia differenziata sono sempre più accese e permangono i dubbi sui cosiddetti Livelli essenziali delle prestazioni

Sono state depositate ieri mattina in Corte di Cassazione a Roma le richieste di referendum abrogativo della legge sull’Autonomia differenziata votate dai Consigli regionali di Sardegna, Campania, Emilia-Romagna, Toscana e Puglia.

I quesiti votati sono due: con il primo si chiede l’abrogazione completa della legge Calderoli. Con il secondo si richiede un referendum abrogativo di alcuni commi degli articoli 1,2,3,4 attinenti a materie o ambiti di materie riferite ai Livelli essenziali delle prestazioni (Lep) della Legge n.86. Ma cosa sono i Lep?

Livelli essenziali delle prestazioni (Lep)

Si tratta degli standard minimi che il servizio pubblico deve avere per garantire i diritti civili e sociali tutelati dalla Costituzione. Ovvero, i Lep non sono altro che la soglia di spesa costituzionalmente necessaria per erogare le prestazioni sociali di natura fondamentale, in maniera uniforme, su tutto il territorio nazionale.

I Lep nel Governo Meloni

Con la legge di Bilancio 2022 c’è stata la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni sociali (Leps), ovvero un sottoinsieme che riguarda interventi, servizi, attività e prestazioni integrate che la Repubblica assicura con carattere di universalità su tutto il territorio nazionale per garantire qualità della vita, pari opportunità, non discriminazione, prevenzione, eliminazione o riduzione delle condizioni di svantaggio e di vulnerabilità.

Poi con la legge di Bilancio 2023 si è delineato un procedimento per l’approvazione in tempi ravvicinati dei Lep che vanno garantiti su tutto il territorio nazionale nelle materie indicate dall’articolo 116, terzo comma, della Costituzione. Passaggi propedeutici all’Autonomia differenziata della cosiddetta “legge Calderoli”.

Si tratta di una legge che trasferisce alcune competenze dalla responsabilità diretta dello Stato a quella delle singole Regioni, che potranno quindi legiferare autonomamente su settori che prima erano di competenza strettamente statale e concessi solo alle Regioni Autonome, come ad esempio la Sardegna.

Problemi e critiche

Proprio con l’introduzione dell’Autonomia differenziata la questione dei Lep è diventata centrale. La prima critica che la presidente della Regione Sardegna, Alessandra Todde, ha mosso alla riforma riguarda proprio il modo in cui le risorse statali verranno assegnate alle Regioni sulla base dei Lep.

Secondo il disegno di legge, i Lep devono essere determinati in base alla spesa storica di ogni singola Regione, cosa che favorirebbe le Regioni più ricche del Nord Italia. Queste, infatti, essendo maggiormente infrastrutturate risultano avere una spesa maggiore di quelle meridionali, meno attrezzate e dunque meno dispendiose.

Ma dare di più a chi è già più attrezzato significherebbe accentuare il divario tra Nord e Sud del Paese, da qui anche l’appellativo di “legge spacca Italia”. Le criticità contestate dai detrattori non sono però finite. Posto che si è capito “cosa” sono i Lep, resta da definire “quali” sono i Lep.

Cabina di regia e scontri

Al fine di definire esattamente quali voci inserire tra i Lep, il Governo ha istituito un Comitato (o Cabina di regia per dirla con un linguaggio da periodo pandemico). Questo Comitato è presieduto dal noto giurista Sabino Cassese ed è composto da esperti, i quali dovranno analizzare il quadro normativo esistente e stabilire i Lep per le diverse materie di competenza. Anche qui però i problemi non sono mancati e, dopo appena tre mesi dall’istituzione, ben quattro componenti si sono dimessi. Inoltre non sono mancati gli attriti all’interno dello stesso centrodestra che ha promosso la riforma, soprattutto tra i partiti di Lega e Forza Italia.

La Sardegna

Come detto, tra le posizioni più critiche tra le Regioni c’è quella della presidente sarda Todde. La governatrice teme che “la specialità della Sardegna verrà annacquata”, ma soprattutto che i Livelli essenziali non vengano rispettati in quanto “il calderone delle risorse statali è unico per tutte le Regioni e chi già ha di più riceverà di più”. Dall’altra parte governatori come Luca Zaia (Veneto) e Attilio Fontana (Lombardia) contestano che “la specialità della Sardegna non verrà toccata”, accusando Todde di strumentalizzare la legge poiché i maggiori effetti si avranno fuori dall’Isola che ha già una sua Autonomia. Lo scontro però è tutt’altro che alle battute finali.

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