La Marina a Cagliari è uno dei quattro quartieri storici della città. Sito di fronte al porto turistico e rappresentante il centro che riporta alla Via Roma, è uno dei luoghi più frequentati. Ma anche uno dei luoghi in cui i residenti stanno vivendo da molto tempo forti problemi di vivibilità.
Risse, accoltellamenti, bivacco, sporcizia sono solo alcuni dei problemi coi quali il quartiere ha dovuto fare i conti. Sandra Orrù da tempo si batte, con l’associazione “Apriamo le finestre alla Marina”, per un quartiere che torni ad essere a misura di residente oltre che di turista.
In che condizioni versa il quartiere Marina?
C’è un chiaro problema di vivibilità alla Marina. Sta sempre peggiorando, dal problema dei parcheggi per i quali non è stata data una alternativa ai residenti. Ma il problema dei parcheggi è uno dei tanti. C’è un problema sicurezza legata ai tanti che non amano il quartiere e vengono qua e lo maltrattano. E farne uso e consumo, senza preoccuparsi che abitano delle persone, che ci vuole rispetto. Da ultimo abbiamo visto che in via Sicilia, via Cavour, via Sardegna ci sono numerosi punti critici con discariche a cielo aperto. All’interno del quartiere viene abbandonata quasi giornalmente la spazzatura senza preoccuparsi del decoro, dei problemi d’igiene. Mancano controlli costanti e efficienti. Manca anche l’amore di chi ci abita: se uno si sveglia la mattina e svuota casa e butta tutto nelle vie del quartiere, non va bene. Siamo fortemente amareggiati perché la situazione è al collasso. Non troviamo via d’uscita. Combattiamo sia con gli enti preposti a far funzionare il quartiere e sia col vicino di casa. Dov’è la soluzione? O la gente la educhi, con un costante controllo del territorio e abbellendolo. O la gente si sente autorizzata a fare qualsiasi cosa.
Qual è stato il momento in cui è tutto cambiato?
Questa situazione nasce 20-15 anni fa. Con l’aumento spasmodico delle attività commerciali. Quella rottura d’equilibrio tra il vivere quotidiano dei residenti con la nascita di determinate attività. C’è stato un forte sbilanciamento. Man mano la situazione è peggiorata. Invece di trovare delle soluzioni per riequilibrare l’ago della bilancia che si era rotto, la situazione sta degenerando. Con il sorgere di negozi che vendono alcolici si crea una situazione in cui ci sono attività che un amore verso il quartiere non ce l’hanno.
Però una delle critiche che viene fatta ai residenti è: non sapete divertirvi, vi lamentate di tutto, la città è turistica, è cambiata e dunque ci deve essere spazio anche per attività di divertimento. Cosa rispondi?
Rispondo che non siamo un parco di divertimenti. Che il turismo è altro. Cagliari non è una città turistica. Non si può parlare di città turistica quando il quartiere è abbandonato in questo modo. E non solo il nostro, tanti altri. Si parla di turismo sostenibile nel momento in cui il residente è felice. Nel momento in cui è felice chi ci abita, è felice anche chi viene a visitare la città. Se vivi nella sporcizia e nel degrado, tu non stai bene e non sta bene neanche chi viene a trovarti. Non si richiama il turismo coi tavolini. Ovviamente ci devono essere anche le attività di ristorazione. Ma tutto nel pieno rispetto delle regole. Se non c’è rispetto, dov’è la bellezza? Nel sederti, urlare o ubriacarsi? Direi di no. C’è la convivialità, ma non significa utilizzare il quartiere come far west. Cagliari, così com’è, non è una città turistica. Io ho la fortuna di viaggiare. Una situazione come quella di Cagliari non l’ho vista altrove.
Ora c’è una nuova amministrazione a Cagliari. Che richieste avete avanzato?
In primis di ascoltarci. Con un tavolo, dove si possano trovare delle soluzioni che vadano bene un po’ a tutti. Non vogliamo solo le attività di ristorazione. Vogliamo negozi di artigianato, di abbigliamento, di calzature.. tutta una serie di attività che mancano. Le gioiellerie se ne sono tutte scappate per l’incompatibilità che si è creata all’interno del quartiere. Non c’è una pianificazione all’interno del centro storico. Occorre attuare un programma con soluzioni comuni per tutti. Se dai condizioni di vivibilità a chi ci abita, andrà bene anche a chi viene nel quartiere.
Sulla sicurezza invece cosa chiedete?
È una questione di cura del territorio. Se il territorio viene abbandonato, si innestano frange che non portano aspetti positivi. Chiediamo controlli costanti, con poliziotti di quartiere che vivano la Marina. Troppe persone vengono qui, si ubriacano e lasciano sporcizia in giro, con abbandono di bottiglie, cicche, immondizia. Questo avviene perché non c’è prevenzione e controllo. Abbiamo delle mine vaganti che creano una percezione di pericolosità, con episodi di violenza (con risse e aggressioni abbastanza gravi). Così tanti si sentono autorizzati a fare ciò che vogliono e non comportarsi correttamente.
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