Regione Rinnovabili, Legambiente Sardegna: “Occorre cambio di passo”

Rinnovabili, Legambiente Sardegna: “Occorre cambio di passo”

L'associazione ambientalista si rivolge alla Regione per trovare rapidamente le aree idonee per la transizione energetica da attuare entro il 2030

Per realizzare la transizione energetica e combattere il cambiamento climatico di cui la Sardegna già oggi subisce i drammatici effetti, è necessario raggiungere gli obiettivi posti dal governo dei 6.2 GW di energia rinnovabile entro il 2030.

Legambiente sostiene il maggiore protagonismo della Regione nella pianificazione e nel governo contestuale e coordinato del Paesaggio e delle FER secondo un approccio organico che dovrà incrementare i benefici sociali ed economici della transizione energetica, anche tramite lo sviluppo della filiera delle rinnovabili sul territorio sardo.

L’associazione ambientalista chiede quindi che si proceda con la massima celerità sia alla fase di pianificazione che alla rapida ed efficace valutazione dei progetti presentati. “Negli ultimi 5 anni – dichiara la presidente di Legambiente Sardegna, Marta Battaglia – abbiamo assistito ad una sostanziale stasi nell’approvazione degli impianti utility scale: occorre un cambio di passo, e che le istituzioni, e specialmente la Regione, riprendano in mano il governo pubblico dell’energia rispetto al paesaggio, con il coinvolgimento degli Enti locali”.

“Se vogliamo la transizione energetica di qualità – continua – che i sardi meritano, e della quale hanno diritto, è necessario governare il processo e non subirlo. Chiediamo che si parta da un intenso e ben definito programma di lavoro basato su una grande mobilitazione delle migliori risorse per accelerare la pianificazione con i tre strumenti che la norma approvata ieri dal Consiglio individua: l’estensione del PPR alle zone interne, affinché si inserisca la transizione energetica in una visione globale che coniughi tutela e sviluppo del territorio e del paesaggio; un piano energetico, costruito con la partecipazione attiva dei territori, con criteri e buone pratiche per la realizzazione di impianti eolici, fotovoltaici e accumuli che si integrino coerentemente nel territorio, senza danneggiare il paesaggio, e salvaguardando i servizi ecosistemici; l’individuazione delle aree idonee nel quadro del decreto sulle aree idonee appena pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale”.

“Per realizzare la transizione energetica e combattere il cambiamento climatico di cui la Sardegna già oggi subisce i drammatici effetti – aggiunge Giorgio Querzoli, responsabile scientifico di Legambiente Sardegna – è necessario raggiungere rapidamente gli obiettivi posti dal governo dei 6.2 GW di energia rinnovabile e spegnere le centrali a carbone. Perché questa grande trasformazione diventi un’occasione di sviluppo per la Sardegna serve però una politica che promuova la filiera industriale delle rinnovabili sul nostro territorio”.

Gli obiettivi di lavoro sono chiari e condivisi: configurare i “paesaggi energetici” innovativi e di qualità; scongiurare i danni al paesaggio, al territorio e alle comunità, inevitabili se non si rallenta e arresta il cambiamento climatico; migliorare i servizi ecosistemici e aumentare il capitale naturale rafforzando la biodiversità; incrementare i benefici sociali ed economici della transizione energetica, che può e deve essere un’occasione di sviluppo per l’Isola.

Ma non solo. Per Legambiente Sardegna, è necessaria “una doppia task-force che affronti in stretto coordinamento e con velocità ed efficienza il processo nelle due componenti, energia e paesaggio, che la norma appena approvata prospetta: se il PPR vigente fu adottato in un anno, si può ritenere questo un tempo congruo anche per il completamento sulle aree interne, accorciando dunque i tempi;  un adeguato censimento dei territori potrà individuare in tempi ragionevoli ambiti di paesaggio compatibili con gli impianti necessari; occorre contestualmente affrontare il nodo critico del pregresso che si è accumulato negli ultimi anni, con i progetti dislocati nei paesaggi regionali in assenza di indirizzi orientati alla salvaguardia del bene comune ma sulla base delle sole esigenze produttive; è indispensabile rafforzare la capacità di analisi da parte delle strutture istruttorie, per scartare i progetti impropri e individuare immediatamente quelli coerenti”.

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