Il dossier sulle carceri sarde prodotto dalla garante dei detenuti, Irene Testa, presentato questa mattina in Consiglio regionale, fa emergere evidenti criticità e situazioni di vera e propria emergenza.
In primo luogo, il dato regionale non evidenzia di per sé un problema di sovraffollamento: in Sardegna ci sono dieci istituti, per una capienza regolamentare di 2.616, popolati da un totale di 2.140 detenuti (82%) di cui 41 donne, 519 stranieri e 366 tossicodipendenti, mentre 40 sono i reclusi in semilibertà.
Il fenomeno del sovraffollamento, però. riguarda tre istituti:Uta, Bancali e Tempio Pausania.
Nel carcere di Uta, su una capienza di 561 posti i detenuti presenti sono 601, a Sassari se ne contano 18 oltre la capienza regolamentare di 454 detenuti, a Tempio sono sei in eccesso. Delle 41 donne, 29 si trovano nell’istituto del Cagliaritano e 12 a Bancali. A leggere i dati del personale in servizio emergono le criticità: in quasi tutti gli istituti la pianta organica prevede maggiori risorse di quelle effettive, così a Uta mancano 38 agenti, a Sassari ben 128, a Massama ne servirebbero 55.
Di particolare rilevanza, è la situazione sanitaria e di disagio psicologico tra i detenuti, con la carenza di figure come psicologi ed educatori, e con dati allarmanti sui casi di suicidio e tentato suicidio, in particolare a Uta (due casi nel 2023 e 46 tentati suicidi), Sassari (un suicidio e 28 tentati) e Badu ‘e Carros (11 tentati suicidi).
Sul fronte dei minori, l’istituto penale di Quartucciu nel 2023 contava 12 ragazzi.
“Gli istituti di pena in Sardegna sono sovraccarichi di persone malate, questo è il dato che emerge più chiaramente dalle visite ispettive che ho svolto”, commenta Testa. “Ci sono alcuni istituti dove il disagio psichiatrico registra quasi l’80%, sono tantissimi gli atti di autolesionismo e i tentati suicidi (96 in totale nel 2023), che grazie alla polizia penitenziaria e spesso ai compagni di cella riescono in qualche modo ad essere sventati”, spiega Testa.
Ma non solo. “Si registra pochissima attività lavorativa – continua la garante – e le persone che vivono dentro le celle sono molto spesso tossicodipendenti, con gravi fragilità, persone che non dovrebbero stare in una cella perché non possono essere curati in una cella”. “La polizia penitenziaria non ha né le competenze, né dovrebbe essere il suo ruolo quello di gestire i malati, di doverli accudire, di sventare tutti i tentativi di suicidio – aggiunge Testa -, ci dovrebbe essere prima tutto l’aspetto sanitario di prevenzione”.
Per quanto riguarda il mondo femminile all’interno delle carceri, la garante afferma: “È un mondo abbandonato a sé stesso, trattandosi di numeri molto bassi, quindi di conseguenza anche le esigenze più elementari non vengono soddisfatte: ci sono detenute che hanno bisogno di indumenti personali, intimi e non c’è un posto dove poterli andare ad acquistare”.
Alla conferenza stampa erano presenti il vice presidente del Consiglio regionale Giuseppe Frau, la presidente della Sesta commissione consiliare Carla Fundoni e i garanti comunali di Cagliari Gianni Loy, di Alghero Carmelo Piras, di Nuoro Giovanna Serra, di Oristano Paolo Mocci, di Sassari Gianfranco Favini.
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