Sono diverse le critiche mosse dai medici di medicina generale rispetto alla proposta dell’assessore regionale alla Sanità, Armando Bartolazzi, di concedere le specializzazioni “libere” ai medici di famiglia.
“Per fortuna è solo una proposta – dice Carlo Piredda, segretario regionale dell’area scientifica della Simg, la Società italiana di medicina generale –. Ma ammettiamo che sia fattibile anche se, conoscendo i contratti, non dovrebbe esserlo, si sta proponendo a persone che non vogliono fare la medicina generale di acquisire 1500 pazienti con la promessa che poi, dopo 4 anni, diventeranno specialisti. Ecco, così si sminuiscono entrambi i lavori. Anche perché si dice – continua Piredda – che si possa lavorare in ambulatorio e contemporaneamente prepararsi per la specializzazione. Ma come fa a specializzarsi una persona che segue 1500 pazienti? Un medico di medicina generale lavora anche 10-12 ore al giorno e ha bisogno di creare un percorso condiviso con il paziente, con cui crea un rapporto che dura anni”. Per Piredda, il risultato sarebbe la perdita della qualità del servizio: “Anche perché – spiega – la maggior parte delle sedi carenti non sono a Cagliari o a Sassari, sono nei paesi, e per raggiungere le città ci possono volere anche alcune ore. Insomma, per come la vedo io si andrebbe a selezionare medici non motivati, che per di più sarebbero di passaggio in ambulatorio”.
Ma la bocciatura è arrivata anche dalle sigle sindacali presenti all’incontro con l’esponente della giunta Todde: “Abbiamo fatto fatica – dice Umberto Nevisco, segretario regionale della Federazione italiana dei medici di medicina generale – a cogliere il messaggio dell’assessore Bartolazzi, perché quella proposta non è certo una soluzione strutturale quanto piuttosto una misura tampone che potrebbe stare in piedi per un massimo di 4 o 5 anni. Sempre seguendo l’assessore, la medicina generale diventerebbe una sorta di traghetto destinato ad attraccare verso altre specializzazioni. Possiamo prendere atto di quanto detto dall’assessore Bartolazzi – aggiunge Nevisco – possiamo analizzare la sua proposta per valutare se, alla fine, intraprendere questo percorso per un tempo limitato possa essere il male minore. Non siamo entrati nel merito dell’assetto normativo – conclude Nevisco –, lo stesso assessore ha detto che prima dovrà confrontarsi con i rettori”.
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