Chiuse le indagini dell’inchiesta Monte Nuovo. La Prcura di Cagliari ha confermato le accuse di associazione mafiosa e associazione segreta nei confronti degli indagati, saliti a 34, fra i quali c’è anche il rettore dell’Università di Sassari, Gavino Mariotti, candidato sindaco del centrodestra alle prossime elezioni comunali dell’8 e 9 giugno.
L’inchiesta, avviata dalla Dda di Cagliari e condotta dai carabinieri del Ros, a settembre 2023 aveva portato agli arresti di 31 persone, 13 in carcere e 18 ai domiciliari: fra loro manager e amministratori di spicco nel panorama sardo, affiancati da personaggi ben noti della criminalità isolana.
Nel dicembre dello stesso anno, il Tribunale del riesame aveva derubricato i reati contestati, escludendo l’associazione mafiosa e segreta. Reati che ora il pm, Emanule Secci, ha riproposto aggiungendo al fascicolo nuovi indagati.
Fra questi il nome che ha fatto più scalpore è quello del rettore di Sassari Gavino Mariotti, che, secondo la Procura di Cagliari, in quanto punto di riferimento nelle istituzioni, avrebbe assicurato la sua disponibilità verso gli affiliati e le persone contigue per l’ottenimento di nomine dirigenziali nella sanità, accesso al credito bancario, assunzioni nella pubblica amministrazione e agevolazioni nelle prestazioni sanitarie pubbliche.
Lo stesso ha convocato per questa mattina una conferenza stampa “in relazione a quanto emerso nella tarda serata relativamente ad un’inchiesta della magistratura di Cagliari che lo vede coinvolto”.
Nei suoi confronti viene ipotizzata l‘associazione mafiosa e segreta in qualità di promotore e organizzatore del sodalizio assieme al medico Tomaso Cocco, primario della terapia del dolore del Binaghi di Cagliari, Nicolò Cossu, ritenuto il capobanda, Tonino Crissantu, braccio destro di Cossu, l’ex assessora regionale all’Agricoltura della Giunta Solinas Gabriella Murgia, Giovanni Mercurio, collaboratore di Cossu e Crissantu, Battista Mele e Giuseppe Antonio Mesina, gli uomini dell’organizzazione con il compito di affiancare Cossu nelle intimidazioni verso gli avversari e di protezione nei confronti degli affiliati, e Paolo Murgia, il componente della banda incaricato di bonificare le autovetture da eventuali microspie.
Con la chiusura dell’inchiesta si sono aggiunti, infine, altri due indagati: Giorgio Carboni, all’epoca dei fatti direttore sanitario dell’Ats e ora direttore generale della Asl del Medio Campidano, e Massimo Temussi, ex commissario Ats, direttore generale delle politiche attive del lavoro, non destinatario di misura cautelare ma già indagato da settembre. Nei loro confronti, così come per Tomaso Cocco, la Dda contesta l’ipotesi di abuso d’ufficio e rivelazione di segreto d’ufficio.
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