Prima pagina Stop al cibo contraffatto, agricoltori sardi sul Brennero

Stop al cibo contraffatto, agricoltori sardi sul Brennero

Durante la due giorni, gli agricoltori italiani verificano il contenuto di tir, camion frigo, autobotti per fermare gli arrivi incontrollati di alimenti provenienti dall’estero

Sono in centinaia anche dalla Sardegna gli agricoltori e allevatori della Coldiretti che hanno sfidato le difficoltà dei trasporti per essere presenti al valico del Brennero e dire “stop al cibo contraffatto” e proteggere il le produzioni sarde e italiane.

Dal Sassarese al Nuorese, passando per la provincia di Oristano e Cagliari, gli agricoltori sardi in viaggio dal cuore della notte stanno arrivando al Brennero dove in due giorni saranno oltre 10 mila gli agricoltori Coldiretti riuniti in manifestazione per alzare la voce a tutela della salute dei consumatori e in difesa del reddito delle nostre aziende.

Durante i due giorni al Brennero gli agricoltori della Coldiretti stanno verificando il contenuto di tir, camion frigo, autobotti con la collaborazione determinante delle forze dell’ordine in una azione resa necessaria dagli arrivi incontrollati di alimenti dall’estero che spesso non rispettano le stesse regole di quelli nazionali e fanno così concorrenza sleale alle produzioni italiane facendo crollare i prezzi pagati agli agricoltori.

In arrivo al Brennero proprio in questi minuti con le centinaia di agricoltori e allevatori sardi ci sono i vertici dell’associazione regionale con il presidente e direttore, Battista Cualbu e Luca Saba, i presidenti e direttori di tutte le province isolane, il consiglio regionale Coldiretti Sardegna e i tantissimi rappresentanti delle aziende isolane, tutti uniti per difendere l’Italia e la Sardegna dall’import sleale e dall’arrivo di prodotti di bassa qualità che diventano falso cibo italiano. Un problema enorme per i produttori sardi soprattutto in quei settori sotto attacco che colpiscono il reddito delle aziende immettendo prodotto a basso costo, di dubbia provenienza e spesso spacciato per italiano.

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