L'Intervista Enrico Cicotto: “L’emozione trasmessa attraverso i dj set”

Enrico Cicotto: “L’emozione trasmessa attraverso i dj set”

Nel 1995, Enrico è un ragazzo come tanti altri, appassionato di musica ma lontano dall'idea di diventare un DJ. Tutto cambia durante un'estate che si rivela decisiva

Un consolle che arriva quasi per caso. Così comincia la storia di Enrico Cicotto, uno dei nomi noti nel mondo dei DJ cagliaritani.

Nel 1995, Enrico è un ragazzo come tanti altri, appassionato di musica ma lontano dall’idea di diventare un DJ. Tutto cambia durante un’estate che si rivela decisiva. Un amico più grande, Sergio Lai lo coinvolge in una serata come spalla: “Era il 1995 e fino a quel momento non mi ero mai avvicinato al mondo del djing. Ascoltavo musica di tutti i generi, andavo a ballare nelle prime serate ma l’idea di poter stare ‘dall’altra parte’ non mi sfiorava.”

Da quel momento, Enrico si dedica alla sua nuova passione, cercando di imparare ogni sfumatura. Le prime feste private si trasformano presto in esibizioni, ma è la prima a “Il Baretto”, grazie all’opportunità concessagli da Sergio, a segnare la svolta.

Quando gli chiediamo di descrivere il suo stile, Enrico si concentra sull’effetto emotivo dei suoi set piuttosto che su un genere. “Non ho mai pensato ad uno stile musicale che mi definisca, posso dirti che cerco sempre di dare un senso al mio set.” La sua playlist spazia dalla Dance all’EDM, dall’House all’Hip Hop e all’R&B, creando un’esperienza coinvolgente.

Nel processo di selezione dei brani, Enrico si concentra sull’emozione che ogni traccia porta. “La scelta deve trasmettere emozioni – spiega – cerco sempre versioni alternative che si sposino con l’idea del mio set”.

Ricordi, tanti. Alcuni indimenticabili. Come lo Zelig Zone di Villa San Pietro, dove ha suonato davanti a migliaia di persone. “Numeri sono pura fantascienza oggi” sorride.

Parlando dell’influenza della tecnologia, Enrico riconosce il suo impatto ma sottolinea l’importanza di non diventarne dipendenti. “Ha influito notevolmente sullo sviluppo della mia tecnica e sui miei set – ammette – ma resto sempre del parere che non bisogna esserne dipendenti.”

Il segreto del successo risiede nel suo approccio attento al pubblico durante le sue performance. “Cerco sempre di osservare le persone davanti, da come si muovono, dalle loro espressioni provo a capire lo stato d’animo e di conseguenza scelgo.”

Un consiglio per i nuovi dj? “Chiedetevi se siete mossi da passione o se si tratta solo di una moda/capriccio del momento. Se la motivazione è la prima, studiare, applicarsi e di non sentirsi mai arrivati.”

Il futuro? Un format itinerante sempre incentrato sulla musica. Quella musica che, al Crocodile di Santa Margherita, nel lontano 8 Agosto del 2001, gli ha regalato qualcosa di speciale: “Ho conosciuto la persona che poi sarebbe diventata mia moglie”. In un mondo in cui le luci strobo, usate soprattutto in passato, e il ritmo dominano la scena, cosa c’è di più straordinario che trovare l’anima gemella proprio vicino alla consolle?

Nicola Montisci

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