Prima pagina Speculazione energetica: previsti 68 nuovi progetti, tutti a Sassari

Speculazione energetica: previsti 68 nuovi progetti, tutti a Sassari

Il Comitato della Nurra insorge: "Stop alla colonizzazione energetica, vogliamo un modello sostenibile e autonomo per il territorio sardo"

In Sardegna si starebbe attuando “un vero e proprio piano di colonizzazione energetica”. È quanto denuncia il Comitato contro la speculazione energetica della Nurra, che si è costituito a Sassari a fine gennaio in rappresentanza delle comunità locali e della tutela ambientale.

“I dati a nostra disposizione – scrive il Comitato in un comunicato – rivelano una realtà allarmante: 756 richieste di nuovi allacci a TERNA, totalizzano 55,05GW di potenza, dieci volte superiore alla richiesta di produzione rinnovabile imposta entro il 2030 dal governo centrale. Questo – continua il documento – riteniamo sia un segnale evidente del fine speculativo delle aziende energetiche, le quali dichiarano richieste di allacci sproporzionate rispetto ai progetti effettivamente presentati, con l’obiettivo di influenzare le decisioni degli organi competenti sulle autorizzazioni”.

A farne maggiormente le spese, spiega il Comitato, sarebbe la provincia di Sassari che “con 68 progetti presentati solo nel territorio della Nurra, si trova al centro delle mire speculative delle multinazionali dell’energia, con una produzione prevista di 6,03GW, (che già supera di 1GW la richiesta fatta a tutta la Sardegna dal governo centrale). È fondamentale notare – aggiungono i membri del Comitato – che gran parte di questi progetti ricadono nel comune di Sassari, con altri sparsi nei comuni circostanti di Porto Torres, Ittiri, Stintino, Alghero, Olmedo, Putifigari, Ossi, Codrongianos, Villanova e Uri”.

“Le aziende che presentano i progetti – spiegano ancora – sono principalmente società create ad hoc con sedi fuori dalla Sardegna, in Italia e spesso all’estero, dal capitale sociale irrisorio e nessun dipendente all’attivo. Ciò dovrebbe bastare a sollevare sospetti e preoccupazioni sulla loro affidabilità e responsabilità. Da parte nostra c’è la consapevolezza che, una volta sfruttate le risorse, queste aziende avranno la possibilità di dissolversi nel nulla senza assumersi alcun impegno siglato nei contratti, trascurando la manutenzione o rimozione degli impianti obsoleti, lasciando il territorio e le comunità locali a fronteggiare i costi e i danni ambientali”.

Il Comitato ricorda, poi, come ad oggi il territorio sardo vede occupare 40.000 ettari per campi agri e fotovoltaici, 2700 aerogeneratori on-shore e 1200 off-shore.

A fronte di ciò, il Comitato chiede alle istituzioni regionali e nazionali: “Pretendiamo una transizione ecologica equa, coinvolgendo attivamente le comunità locali nei processi decisionali e rispettando le nostre peculiarità economiche, culturali e paesaggistiche. Le alternative non mancano – continuano – e si contrappongono al modello di sviluppo basato sull’arroganza e sul profitto di pochi. Crediamo in un nuovo approccio energetico basato sulle comunità energetiche rinnovabili e sull’autoconsumo collettivo”.

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