A volte basta un sondaggio per scatenare un putiferio. Specie se mancano sempre meno giorni al voto del 25 febbraio. I candidati stanno girando in lungo e in largo la Sardegna per convincere gli elettori. I propri, quelli degli altri e gli indecisi.
Nel mezzo il sondaggio di Bidimedia. Che ha scontentato diverse persone e che sui social ha scatenato un acceso dibattito. C’è stato chi lo ha preso sul serio e chi lo ha bollato come falso.
Così Mauro De Donatis, amministratore della società, spiega come è stato fatto il sondaggio e cosa può succedere alle elezioni.
Per capirci: che cos’è la società BiDiMedia e qual è il vostro percorso?
BiDiMedia s.r.l. nasce solo pochi giorni fa, precisamente il 25 Gennaio, in quel di Bologna, mettendo assieme 8 persone di diverse età, esperienze di vita e lavorative, disseminati per tutta Italia. Ma la società è solo il culmine – per ora, ovviamente – di un percorso che è nato sin dal lontano 2010, in occasione delle elezioni regionali. Mettendo assieme le iniziali del mio cognome (De Donatis) e di quelle dell’altro socio fondatore (Bagnoli) nacque il nome più sbagliato dai media! Vedessi quante volte veniamo chiamati BDmedia, bimedia, dibimedia, bdsmedia… Ah, a proposito, è “media”, non “midia”: significa media dei sondaggi, non mass media. Durante i primi mesi di vita, il nostro core era focalizzato sulla realizzazione e sull’analisi delle medie dei sondaggi. Pian piano però, intorno al blog (sondaggibidimedia.com), è sorta una community, che è andata crescendo sempre più, in numero e in competenze. La passione per la statistica politica accomunava tutti gli utenti, che si ritrovavano (e ancora oggi lo fanno) a commentare i numeri delle diverse elezioni (anche quelle dei Paesi più lontani e meno
conosciuti!), dai sondaggi agli exit poll alle proiezioni. Ad un certo punto abbiamo pensato di crearne di nostri, di mettere in gioco le competenze a disposizione: è nata così l’idea di effettuare sondaggi, tentando di mettere assieme competenza statistica ma anche conoscenza delle dinamiche politiche. Nel corso del tempo siamo progressivamente usciti dallo stile amatoriale per diventare sempre più professionali, fondando prima una associazione, poi una ditta individuale ed infine una società con un suo sito (sondaggibidimedia.it). Ma le persone son rimaste più o meno le stesse (pur con importanti innesti), è solo cambiata la forma societaria. La passione, invece, è immutata.
Come vengono fatti i sondaggi? Come siete arrivati al risultato sulle regionali sarde?
I sondaggi sono costituiti da varie fasi, tutte ugualmente importanti. Anzi, la più importante è forse quella più spesso sottovalutata, cioè la realizzazione del questionario: le domande devono essere chiare, altrimenti i dati che si raccolgono contengono già in partenza un’ambiguità che può diventare errore di interpretazione. Fondamentale è anche costruire bene il campione, affinché sia rappresentativo della popolazione e del fenomeno in esame. Questo aspetto diventa sempre più difficile da affrontare con le vecchie metodologie (le chiamate a casa, per intenderci), dato che ormai quasi più nessuno ha il telefono fisso e al cellulare le elezioni le vincerebbe un certo “non mi interessa” seguito da un “sto mangiando”. Nel tempo, per fortuna, sono venute in soccorso nuove metodologie, come quelle CAWI (cioè assistite da computer, sul web). Noi, negli anni, abbiamo costruito un panel di migliaia di mail pronte all’uso, da combinare per ottenere il campione più aderente alla realtà, già in partenza. Può però capitare, specie quando si vuole fare un sondaggio su un territorio relativamente piccolo, che questo panel di partenza non basti, per cui si cerca di integrarlo (attenzione, solo per le quote mancanti!) con altri metodi, come appunto le telefonate o tramite inserzioni sui social, soprattutto facebook. Nel sondaggio sardo abbiamo optato per la seconda scelta effettuando una rapida inserzione durata nemmeno 24 ore, ad integrazione del panel di mail mandate subito prima. Dalla metodologia, pubblicata sul sito ufficiale dei sondaggi, assieme ad altre nostre +150 rilevazioni, si può notare come il sondaggio sia stato effettuato in soli due giorni, 31 Gennaio e 1° Febbraio, per cui tutte le interviste raccolte successivamente non sono state utilizzate, se non per incrementare il nostro panel per eventuali usi futuri.
Il vostro sondaggio sulle Regionali sarde dà in vantaggio Truzzu mentre la Todde riscuote maggiori consensi personali. Vi aspettavate questo risultato?
Come detto prima, oltre che sondaggisti siamo anche analisti politici, per cui sì, pensavamo che il centrodestra sarebbe stato in testa in Sardegna. Del resto il governo viaggia ancora con le vele spiegate e l’opposizione è divisa. Però, quando facciamo i sondaggi, resettiamo tutto e partiamo da zero: i numeri non mentono, al contrario delle opinioni. Storicamente il centrodestra ha avuto sempre un voto “disgiunto” negativo tra liste e candidati ed anche questa volta la regola sembra confermata: Truzzu è sì in testa di oltre 4 punti, ma fa meno delle proprie liste. Todde invece migliora il dato delle proprie liste, così come Soru, segno di un consenso personale superiore.
Ne è scaturita però una querelle sui social. Secondo voi qual è stato il motivo del contendere?
Soru, da candidato, fa benissimo a pensare di avere più voti di quanti dichiarati dal nostro sondaggio. Nessuno può far bene in campagna elettorale se parte già sconfitto. La critica al sondaggio, il classico “noi abbiamo altri dati”, sarebbe stato capito senza alcun problema. Non resta che aspettare l’esito delle elezioni, fermo restando che in oltre 3 settimane, le ultime prima del voto, può veramente succedere di tutto. I sondaggi, ricordo, non prevedono un bel niente: sono una fotografia dell’hic et nunc.
Avete spiegato che c’è un dato di 25% di indecisi e che ci può essere un margine di errore del 3,2% nel sondaggio. In queste tre settimane ritenete possa allargarsi o ridursi la forbice tra i contendenti?
Sì, sicuramente. Per quanto a volte capiti che la campagna elettorale non comporti grossi movimenti, di solito non è così. Spesso chi è nettamente in testa nei sondaggi pre-voto poi cresce ulteriormente, per l’effetto bandwagon (carrozzone, in italiano). Qui non c’entra più la statistica, ma la psicologia di massa: se tutti pensano che un candidato x sarà il vincitore, allora la gente indecisa tenderà a votarlo, per sentirsi in qualche modo partecipe della vittoria. La nostra domanda fatta sul tema, sul “chi pensi che vincerà?”, mostra Truzzu in testa, ma con una percentuale relativamente bassa, il 41%. Quindi questo effetto potrebbe non esserci o comunque potrebbe essere smorzato. La campagna elettorale, mai come nei prossimi giorni, sarà fondamentale per smuovere gli indecisi. Il 25% rilevato dal sondaggio è una cifra molto alta: chi saprà convincere di essere il candidato più forte, potrà aumentare notevolmente i consensi rispetto al nostro sondaggio.
Farete un altro sondaggio sulle Regionali nei prossimi giorni?
Questo sondaggio è stato commissionato dall’Associazione alla Società, un po’ per interesse nelle elezioni che si susseguono nel tempo (a proposito, giovedì 8 seguiremo le elezioni in…Pakistan! Seguiremo, in molti casi anche dal punto di vista sondaggistico, anche le elezioni in Abruzzo, le Europee ma anche le Presidenziali USA e molto altro ancora). Fare un sondaggio però costa. In più c’è il limite invalicabile del cosiddetto buio elettorale: da questo sabato sarà vietato pubblicare qualsiasi sondaggio sulla Sardegna, fino alle elezioni. Resta la possibilità che qualche committente ci contatti per effettuarne uno o più da tenere riservati, per analizzare al meglio l’evoluzione della campagna elettorale. Noi, come sempre, siamo aperti ad ogni tipo di committenza, da parte di qualsiasi partito dell’arco politico e di qualsiasi candidato, Renato Soru compreso.
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