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Report torna sul padre di Meloni, lei: “Non lo vedo da quand’ero bambina”

Il programma condotto su Rai 3 da Sigfrido Ranucci è tornato a indagare sul padre di La Russa e della premier su presunti legami con la mafia

Fratelli d’Italia si scaglia nuovamente contro Report. Nel mirino del programma condotto su Rai 3 da Sigfrido Ranucci, ci sarebbe l’”utilizzo ricorrente di pentiti di mafia giudicati inattendibili dalla magistratura”.

Il riferimento è in particolare ai servizi sulla famiglia del presidente del Senato, Ignazio La Russa,e sul padre della presidente del Consiglio, Franco Meloni, che la stessa non vede fin da quando era in tenera età.

“Abbiamo presentato un’interrogazione all’ad Roberto Sergio e alla presidente Marinella Soldi per sapere se l’utilizzo ricorrente di pentiti di mafia giudicati inattendibili dalla magistratura, che dopo qualche decennio fanno rivelazioni circa presunte rivelazioni su persone decedute, sia in linea con quanto stabilito dal Contratto di Servizio, che regola i rapporti tra lo Stato e la Rai”.

“Due servizi giornalistici per alcuni versi speculari – precisa il documento -: c’è un pentito giudicato inattendibile dai magistrati che dopo decenni tira in ballo una persona deceduta, e quindi non in grado di controbattere, per colpire indirettamente degli esponenti politici. Per di più si sceglie di non dare conto al pubblico dell’inattendibilità dei pentiti intervistati, forse perché altrimenti verrebbe giù tutto l’impianto del teorema messo in piedi. Con quello che sembra a tutti gli effetti un ‘metodo’, stiamo assistendo al progressivo degradamento di una storica trasmissione, un tempo capace di fare delle vere e proprie inchieste, e oggi ridotta a costruire teoremi fine a se stessi, utili solo a spargere fango.Ci auguriamo che l’Ad e la Presidente rispondano presto e nel merito ai punti che abbiamo sollevato”.

Il padrone di casa, Ranucci, replica poco dopo: “Report, come giusto, risponderà nel merito nelle sedi istituzionali. Ma per amore di verità va detto che la prima fonte su La Russa non era un pentito, ma un ufficiale dei carabinieri Michele Riccio. Mentre la seconda fonte, Nunzio Perrella, è un collaboratore di giustizia mai denunciato per calunnia e ritenuto fondamentale nei processi che hanno portato all’arresto del boss di camorra Michele Senese”.

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