Regione Beni archeologici: in Sardegna recuperati 40mila reperti

Beni archeologici: in Sardegna recuperati 40mila reperti

Il valore dei beni recuperati dai carabinieri supera i 2,5 milioni di euro. Le operazioni più importanti nella Grotta di Santa Barbara e nella costa nord orientale dell'Isola

Un anno impegnativo, quello appena trascorso, per i carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale di Cagliari.

Sono quasi 70 gli indagati, di cui 9 per associazione per delinquere e 5 per reati in danno del paesaggio, un arresto per detenzione di arma clandestina, quasi 40mila beni archeologici, archivistici e paleontologici per un valore di oltre 2,5 milioni di euro recuperati.

Nel corso del 2023 gli uomini dell’Arma, insieme con le altre componenti dei carabinieri, hanno effettuato 919 controlli in aree archeologiche marine e terrestri, 530 verifiche in aree tutelate da vincoli paesaggistici e monumentali, 184 controlli ad esercizi commerciali di settore, 39 sopralluoghi per l’accertamento dello stato di sicurezza dei musei e 736 controlli su beni culturali posti in vendita attraverso le varie piattaforme di commercio digitale.

Un lavoro che ha portato complessivamente a 68 denunce. Nel dettaglio sono stati recuperati 37632 reperti archeologici, di cui 35219 numismatici; 98 reperti antiquariali, archivistici e librari; e 3 paleontologici.

Tra le operazioni più importanti portate a termine, quella che si è conclusa con una denuncia di una persona che aveva asportato barite tabularia a scaglie brune dalla Grotta di Santa Barbara di Iglesias, formazioni risalenti al Cambrico inferiore (circa 500 milioni di anni fa), ma anche il recupero in ambito sottomarino, a seguito di segnalazione di un privato cittadino, nel mare della costa nord orientale della Sardegna, nel territorio di Arzachena, di un ricco deposito di follis risalente alla prima metà del IV secolo d.C.

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