Bar e ristoranti crescono e danno lavoro in Sardegna. Nei pubblici esercizi è in aumento del 5% rispetto al 2019.
Lo rivela una ricerca supportata da Confcommercio Sardegna e realizzata dall’Università degli studi di Sassari Dipartimento Scienze Economiche e Aziendali.
Sono 11.590 le imprese della somministrazione nell’Isola, che danno occupazione a oltre 27.600 persone, soprattutto donne (più di 13.000 nel settembre 2023) e giovani.
“Le opportunità di lavoro sia stagionale che a tempo indeterminato non mancano – ha detto Alberto Fois, presidente Fipe Nord Sardegna – Sono tanti i profili ricercati dalla sala alla cucina ai banconieri”.
“Il significato – spiega Giacomo Del Chiappa, docente di Marketing del Dipartimento di Scienze economiche e aziendali dell’Università di Sassari e responsabile scientifico della ricerca – che il lavoro e la carriera assumono nella vita delle persone sta cambiando radicalmente nel corso degli anni. Certo, si continua a cercare un lavoro capace di offrire una ragionevole sussistenza economica. Al contempo, però, si cerca sempre più l’opportunità di realizzarsi, di dare un senso al proprio sé, di sentirsi unici e parte di qualcosa, di accrescere continuamente le proprie competenze e conoscenze e, infine, di creare un giusto equilibro tra vita lavorativa e personale”.
Per quanto riguarda gli annunci di lavoro, “spesso – continua Del Chiappa – sono considerati poco attraenti in quanto non chiari o non capaci di dare informazioni accurate non solo su aspetti base (mansioni, orari, retribuzione, alloggio, ecc.) ma, anche, sul contesto culturale dell’azienda (ad esempio, l’età media dei collaboratori), le sue caratteristiche (ad esempio, la dimensione, la tipologia di clientela servita, ecc.), le eventuali politiche di welfare adottate, le opportunità di formazione e crescita offerte e, infine, la filosofia che ne orienta lo sviluppo”.
La sfida principale? “Creare un ecosistema territoriale che coinvolga tutti gli stakeholders (istituzioni, associazioni di categoria, scuola, università, imprese, agenzie preposte alle politiche attive del lavoro, ecc.) in un processo continuo di co-creazione e condivisione di conoscenza su come mutano i bisogni espressi nel mercato del lavoro (sia dalla domanda che dall’offerta)”, conclude Del Chiappa.
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